Succede a tutti, spero.
Succede, e mentre succede, non ti poni il vero senso del perché stia
succedendo. Succede e basta.
Succede che l’amore, parlo del
sentimento, parlo di quella chimera della quale da sempre si sente parlare, finisca.
A volte è un lungo declino, sfiancante. A volte è un qualcosa di molto rapido e violento. E’
il rendersi conto che quello che si considerava amore, a tutti gli effetti, amore non
era. Succede che eri talmente convinto che lo fosse, che quando ti accorgi
che tutto era, tranne amore, allora ti perplimi. E allora c’è il solito
migliaio di domande, giusto per non farsi mancare niente. E il solito migliaio
di risposte. Ti racconti di tutto e ti convinci del contrario. Ti fai domande
ovunque, qualsiasi cosa tu stia facendo. Con chiunque tu sia, quel meccanismo di
domande e risposte è sempre in moto. E no, la conclusione è che non arrivi a
capo di niente. Perché a nessuno piace esser sconfitto. Perdipiù, se la
sciabolata finale, quella mortale, te la sei data da solo.
Ti giustifichi verso l’ingiustificabile,
e ti condanni per colpe inesistenti. Ti schiaffeggi verbalmente, soprattutto se
sai che nel bilancio bonus-malus di quella che è una fine, il tuo concorso di
colpa ha il peso maggiore.
Poi d’improvviso, succede
sempre così, in mezzo a quel migliaio di domande e risposte, ti rallegri: sai
che quella fine, coincide, o si è pure addirittura parzialmente sovrapposta, ad
un nuovo inizio. Dunque rivedi ancora una volta quel concorso di colpa, e le
tue colpe si innalzano vertiginosamente. E la stima verso te stesso scema di pari passo.
Un amore, quello che sia, quel
rapporto, quel sentimento, non finisce mai per congiunture astrali
incomprensibili. Quell’amore, se finisce, finisce perché ne arriva uno nuovo. E
più forte. E ti dici cazzo, questo si che è Amore. Questa è la Donna che è
tagliata per me. Ma dove cazzo eri, diobono, dove sei stata che non ti vedevo. Lei era
li. Tu eri li. L’altra era li. Tutti erano li. Ma nessuno vedeva nessuno.
Capita anche che quel qualcosa
che finisce sia stato un qualcosa di molto importante, a prescindere da tutto.
Capita che tu, nonostante tutto, sia pure una brava persona e tu ti senta comunque molto legato alla persona a cui stai per dire, guarda, ho
idea che questa nostra storia non stia funzionando per come dovrebbe. Ho idea
che forse, anzi, necessariamente, tu ed io, i nostri progetti, i nostri sogni,
beh.. li abbiamo buttati nel cesso. E io, credo, sono quello che ha la
catenella in mano. E la sto tirando.
Non è facile comunicare,
talvolta. Anzi, non è facile comunicare in generale. Ma in certe situazioni è
davvero complicato. Perché è più semplice riflettere, dire… ma che fai.. lasci
tutto? Perdi tutto? E se fosse solo un abbaglio? E se per tutti, e dico tutti,
l’amore fosse quello che è per noi in questo momento? Se fosse così, vorrebbe
dire che è un circolo vizioso e solo chi si accontenta, resiste. Non gode, certo, ma
arriva in fondo.
E allora è facile cadere nell’ipocrisia
e raccontarsi stronzate, convincendosi che siano le risposte giuste e coerenti. Quel migliaio di domande ha in cambio un migliaio di
risposte. False. E probabilmente sono tutte falsate dalle emozioni, dai ricordi, dal
buonismo, e da altro.
Dunque, arriviamo al punto. Funziona così: devi
aspettare di esser solo in casa. Ti fai una doccia, ascolti musica buona. Fai
come se niente fosse. Come se quella fosse una delle innumerevoli docce che hai fatto nella vita recente. Ma c’è qualcosa di diverso rispetto alle altre. Quella volta il rito non si conclude con uno sputo nel cesso, o un dito nel naso a recuperare l'ultimo fastidio. Il rito, quella volta, si conclude con LA domanda. Ed è una, una soltanto, la domanda che ti devi fare.
Schietta, senza ambiguità. E’ una domanda che ha una sola possibile
risposta, occhio: un Si o un No. Non è difficile
trovarla, la domanda. Il difficile è rispondere. Difficile perché dopo quella
doccia, con quel solito asciugamano legato ai fianchi, o nudo come un verme,
vai al lavandino, come sempre. Ti prepari lo spazzolino da denti, lo cospargi di dentifricio
e inizi a spazzolare. Improvvisamente, però, dalla posizione abbassata sul
lavabo, ti alzi. E ti guardi, fiero e con sguardo da sfida. Ti guardi allo specchio. Dritto, fiero, orgoglioso. Occhi
negli occhi. Tu e Lui. Siete due pistoleri, uno di fronte all’altro. Uno dei due,
si sa, cadrà e verrà seppellito dopo poco. Non ci sono spettatori a disturbare quel momento. C'è un Te e c'è un Lui. Ma nello stesso
momento quel Lui è quel Te. E’ il momento. Devi pronunciare a voce alta quelle
poche parole della domanda che ti sei preparato. Niente di complicato, sarebbe assurdo. Qualche
parola è sufficiente. E sono quelle parole che avresti potuto farti tempo
prima. Hai aspettato, forse troppo, ma va bene lo stesso. Ci sei, occhi negli occhi,
e nessuno dei due abbassa lo sguardo. Non ci sono campane che rintoccano il mezzogiorno, ma puoi far finta di sentirle. Fatti quella cazzo di domanda, è il momento.
Ma soprattutto, datti quella risposta. E rimarrà in piedi solo il migliore. E
in questi casi, si sa, il migliore è quello che ha saputo dire la verità.
La verità, caro pistolero, è che non ti puoi costringere a far finta di essere altro. E la verità, come spesso succede, spara il primo colpo. E vince.